Avvisi della settimana
Festa Patronale SS. Redentore, dal 12 al 16 settembre 2019
Progetto AppArTe
Dopo l’iniziativa “Indovina chi viene a cena?” di marzo ecco il Laboratorio “Insieme”
«Il Consiglio Pastorale e l’arte del consigliare» – Parte prima
di Paola Panzani, nel corso degli anni ho ricoperto diversi incarichi a livello associativo di AC.
Il Concilio Vaticano II è un enorme tesoro che ci è stato donato: uno scrigno colmo di doni tra cui il valore della collegialità. Lo hanno scoperto da subito i Padri conciliari perché non era affatto scontato che sapessero stare insieme, che imparassero un metodo di lavoro e che riuscissero a dare forma concreta alla loro collegialità. Non è uri caso che uno dei
frutti del Concilio siano stati proprio gli organismi di partecipazione: consigli pastorali parrocchiali, diocesani, per gli affari economici. Al n.12 della Lumen Gentium si dice: “Tutti i battezzati sono profeti, hanno uno spirito di profezia e tutti hanno il sensus fidei, cioè una capacità di penetrare il senso spirituale della Parola e di interpretare l’a zione dello Spirito, i disegni di Dio all’interno della storia”. Tutta la comunità è chiamata a costruire una fraternità evangelica e a farsi carico della fede degli altri, della fede dei fratelli anche attraverso questi strumenti di partecipazione. L’esperienza dei consigli pastorali rimanda, tuttavia, spesso ad un’immagine in cui è evidente il divario tra ideale (tutti i battezzati sono corresponsabili e devono farsi carico della missione evangelizzatrice della Chiesa) e realtà spesso insoddisfacente e ben lontana dalle aspettative. Possiamo trovarne la causa di ciò in alcune idee errate che provo qui a sintetizzare. La prima è legata alla presenza dei laici spesso individuati tra i più rappresentativi della comunità. In realtà nei consigli dovrebbe essere presente la pluralità dei ministeri, delle condizioni di vita, delle sensibilità presenti in Parrocchia. La diversità di carismi come ricchezza e attenzione a tutti. A volte pensiamo i Consigli come luoghi di rappresentatività dei vari gruppi, delle loro iniziative, dove ciascuno può presentare un po’ ciò che fa e magari pianificare, calendarizzare le proprie iniziative, ma dove finisce per soffocare la creatività dello Spirito. Altre volte sono colti come l’opportunità data ai laici “per parlare e dire la loro, ma poi, in fondo non cambia nulla”.
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